Nel mezzo di un conflitto lacerante tra Israele e Palestina, con civili massacrati ogni giorno da una parte e dall’altra, Claudio Lotito sceglie di firmare un accordo di collaborazione con il Maccabi Tel Aviv.
Una decisione che grida scandalo, che puzza di calcolo personale e che infanga – ancora una volta – la dignità della Società Sportiva Lazio e della sua tifoseria.
Non si tratta più solo di calcio. Non è una partnership sportiva come vuole far credere chi cerca di difendere l’indifendibile. È una presa di posizione politica, in un momento in cui anche il silenzio dovrebbe essere carico di responsabilità. Lotito, invece, grida forte la sua alleanza. Ma non con la pace, non con la diplomazia, non con il popolo laziale. Grida la sua fedeltà ai propri interessi, alle sue tasche, ai suoi giochi di potere.
La Lazio diventa ancora una volta un veicolo per i suoi affari. Un mezzo per costruire ponti non tra culture, ma tra poltrone. Un club glorioso ridotto a passacarte per operazioni che non hanno nulla a che vedere con lo sport e tutto a che vedere con il profitto personale. È questa la Lazio di Lotito: azienda e vetrina, mai cuore.
E mentre il presidente stringe mani e posa sorridente per le foto ufficiali, i tifosi – quelli veri – si indignano. Perché sanno che la storia del club è altra cosa. Sanno che la Lazio ha una memoria, ha un’anima. E che nessuna guerra, nessun accordo, nessuna firma potrà mai cancellare ciò che significa questa maglia.
Ma Lotito non conosce il significato della parola “popolo”. Ha zittito le curve, ignorato i cori, disprezzato la passione. Ora si arroga anche il diritto di usare il nome Lazio per scelte che toccano la geopolitica mondiale. Senza consultare nessuno. Senza rispetto. Senza vergogna.
La firma con il Maccabi arriva in un momento in cui ogni alleanza ha un peso morale. Ogni gesto è carico di implicazioni. E lui che fa? Schiera la Lazio. La schiera da una parte sola. Una parte coinvolta in un conflitto armato, che divide il mondo, che lacera coscienze. E lo fa per convenienza, come sempre.
I tifosi sono stanchi. Stanchi di vedere la loro squadra trasformata in una pedina per ambizioni personali. Stanchi di vederla usata, venduta, manipolata. Perché Lotito non ha mai rappresentato la Lazio. L’ha occupata.
Il calcio dovrebbe unire. Dovrebbe essere simbolo di pace, non strumento di propaganda. E invece con Lotito tutto diventa torbido. Tutto puzza. Anche ciò che dovrebbe profumare di sport.
L’alleanza con il Maccabi è solo l’ultimo atto di un lungo tradimento. Un tradimento ai colori, alla storia, alla tifoseria. Ma c’è un confine che neppure Lotito dovrebbe superare. E quel confine è stato varcato. Ora, o la Lazio si riprende la sua libertà, o sarà ricordata come il club che ha svenduto tutto: maglia, onore e identità.
“Non si può parlare di pace con una mano sul cuore e l’altra sul portafoglio.”